Giovanni Calvino
Jehan Cauvin - latinizzato in Johannes Calvinus - nacque il 10 luglio 1509 nella città francese di Noyon, in Piccardia, dove il padre Gérard si era trasferito dalla vicina Pont-l'Évêque nel 1481. Gérard Cauvin, già segretario di cancelleria, fu avvocato del vescovo di Noyon, poi funzionario delle imposte e ancora segretario del vescovo, col quale ebbe così gravi contrasti da essere scomunicato; morì nel 1531. La madre, Jeanne Lefranc, ebbe altri tre figli: il maggiore, Charles, che morì nel 1536 e, dopo Giovanni, Antoine, che vivrà a Ginevra con il fratello, e François, morto in tenera età. Jeanne morì nel 1515 e il vedovo Gérard si risposò, avendo altre due figlie, una delle quali, Marie, vivrà anch'essa a Ginevra con i fratellastri.
Poche sono le informazioni sulla giovinezza del futuro riformatore, sulle quali tuttavia si è tentato di tessere una tela biografica convincente: così, è documentato che al giovanissimo Calvino sia stato assegnato nel 1521 un beneficio ecclesiastico, che egli godette fino al 1529 e poi dal 1531 al 1534, cosa che ha fatto ritenere, senza reale fondamento, che già dodicenne, forte di quel finanziamento, Calvino si sia recato a studiare Parigi, mentre la notizia che il padre lo abbia mandato fuori da Noyon dall'agosto al dicembre 1523 per sfuggire in realtà a un'epidemia di peste, ha fatto egualmente pensare che egli abbia iniziato in quell'anno i suoi studi parigini.
In ogni caso, nella prima metà degli anni venti, Calvino fu iscritto in uno dei collegi che costituivano l'Università della capitale, non è chiaro se, dapprima, in quello di Sainte-Barbe, dove avrebbe avuto per maestro il noto professore Mathurin Cordier, o se in quello di La Marche, per poi passare sicuramente al collegio di Montaigu continuandovi lo studio quinquennale delle arti liberali, con la prospettiva di scegliere i corsi superiori triennali di teologia, di legge o di medicina.
Giovanni Calvino stesso scrisse che suo padre intendeva fargli studiare teologia. Probabilmente, Gérard Cauvin, da tempo in ottimi rapporti con il vescovo di Noyon, aveva previsto per il figlio una facile carriera ecclesiastica, ma la lite giudiziaria che lo vide successivamente protagonista con il Capitolo della città dovette rendere molto problematica la realizzazione delle sue ambizioni, rendendo necessario un cambiamento agli indirizzi di studio del figlio, pur garantendogli la possibilità di una carriera prestigiosa. Fu così che Giovanni, conseguito il diploma in arti liberali, verso il 1528 si trasferì a Orléans per studiare diritto civile nella locale Università; a Parigi, infatti, questa disciplina non era insegnata, essendo limitato lo studio della giurisprudenza al solo diritto canonico.
L'Università di Orléans, fondata nel 1306, era la quarta di Francia, dopo quelle di Parigi, Tolosa e Montpellier, ma la più rinomata per i suoi corsi di diritto: la Facoltà di giurisprudenza, dominata dal «principe del foro» Pierre de L'Estoile, era aperta al rinnovamento degli studi giuridici, favorito dal sorgente clima umanistico e dalla necessità, da parte del nuovo Stato centralizzato francese, di disporre di un Codice di diritto organico e autorevole: nulla di meglio poteva essere garantito dallo studio del diritto civile romano, esplorato nell'espressione della lingua originale, senza il filtro fuorviante delle glosse dei commentatori medievali. Sembra che lo studio dei testi dell'umanista Guillaume Budé - gli studi giuridici De asse et partibus eius e le Annotationes in quatuor et viginti Pandectarum libros - ma anche il suo De transitu hellenismi ad Christianismum, dove il Budé considera, nello spirito dell'umanesimo cristiano, la cultura classica una preparazione all'annuncio dell'Evangelo, siano stati meditati con attenzione da Calvino che si mostrò interessato ai nuovi principi umanistici, se andò per un anno a Bourges ad ascoltare le lezioni dell'italiano Andrea Alciato e ad apprendere il greco dal tedesco Melchior Wolmar, un professore che verrà espulso dall'Università per la sua fede luterana che egli condivideva con un cugino di Calvino, Pietro Olivetano, anch'egli presente a Bourges.
Nulla fa ritenere che essi abbiano esercitato influssi di carattere religioso su Calvino, che continuò a occuparsi di diritto e di studi umanistici, tanto che il primo scritto di Calvino, il Commento al De clementia di Seneca, pubblicato a sue spese, fino a indebitarsi, nell'aprile 1532, ma iniziato già nel 1530, è un'opera di sola erudizione. Calvino ebbe sotto gli occhi la versione pubblicata da Erasmo nel 1529, della cui accuratezza filologica l'umanista olandese si era dichiarato insoddisfatto, così che si ha l'impressione che l'iniziativa di Calvino intendesse essere una carta da visita di valentìa umanistica presentata al mondo delle lettere. E infatti l'impegno di Calvino nell'opera si concentra nella spiegazione delle espressioni utilizzate da Seneca, nelle concordanze in opere senechiane e di altri autori classici - si sono contate citazioni di 77 autori greci e latini - e nella spiegazione delle etimologie: ma se nel commento di Calvino si mostra la lingua e lo stile di Seneca - che egli non mostra di approvare - è invece assente il Seneca storico e il suo spirito.
A motivo della morte del padre, alla fine del maggio 1531, Calvino tornò brevemente a Noyon, dove ottenne il rinnovo di un beneficio ecclesiastico. A Orléans conseguì la laurea in diritto civile il 14 febbraio 1532; nominato sostituto annuale del procuratore di Orléans, l'anno dopo è documentata ancora la sua presenza a Noyon, mentre nell'ottobre 1533 si trasferiva nuovamente a Parigi.